Matsyasana

Matsyasana, la posizione del pesce

Matsyasana, la posizione del pesce, è una posizione di Hatha Yoga in cui il corpo da sdraiato supino viene reclinato all’indietro portando il torace verso l’alto.

E’ una postura yoga che fornisce un profondo senso di equilibrio e stabilità. Matsyasana è anche conosciuto come la posa del pesce perché la spina dorsale del praticante assomiglia alla coda di un pesce.  Questa posizione yoga aiuta ad allungare e rafforzare i muscoli della schiena e supporta la parte inferiore della colonna vertebrale, i fianchi e le ginocchia.

È un’asana invertita che fornisce un profondo senso di equilibrio e stabilità. La posa non allunga solo la schiena ma anche il collo, il petto e le spalle. Rafforza anche braccia, gambe e addome.

Matsyasana è una postura yoga completa che ristabilisce la concentrazione persa, tonifica l’apparato respiratorio, allevia il cuore ed aiuta ad affrontare e superare situazioni complicate, dona per l’appunto resilienza.

Resilienza è la capacità di un materiale di ritornare alla sua forma primitiva dopo essere stato deformato. In psicologia, per l’appunto, indica la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

Significato di Matsyasana

In sanscrito, matsya significa “pesce” e asana “posizione”, pertanto Matsyasana viene tradotta come “la posizione del pesce”.

È stata descritta per la prima volta nel XVII secolo nel Gheraṇḍa Saṃhitā, un testo di Hatha Yoga ad opera di Gheranda e del suo discepolo Chandakapali.

Attraverso la pratica di questa Asana, riuscirai ad aumentare la tua concentrazione e la tua resilienza ma soprattutto lavorerai su tutto il tuo apparato respiratorio prevenendo e curando le sue problematiche.

Mitologia

Matsya la divinità Vishnu, riequilibrò la terra e l’oceano per preservare l’universo. Le caratteristiche e le vicende inerenti all’avatāra Matsya sono narrate in particolar modo nei Matsya Purāṇa, anche se una prima menzione della divina incarnazione nel pesce la si riscontra nel più antico Śatapatha Brāhmaṇa ripreso poi nel Mahābhārata, con alcune varianti.

Secondo il mito purāṇico, Vaivasvata Manu, stava compiendo le sue abluzioni quando un pesciolino (Matsyu) nuotò tra le sue mani e, supplicandolo di salvarlo, gli preannunciò che lo avrebbe a sua volta salvato dall’imminente Diluvio Universale che stava per sterminare tutte le creature.

Manu pose il pesciolino in una giara, ma Matsyu crebbe più grande di questa, così lo mise in una vasca sempre più grande, infine lo liberò nell’oceano, riconoscendo in lui la presenza di Viṣṇu.

Matsya gli spiegò quindi come sopravvivere al disastro imminente intimandogli di costruire una grande arca e di porre in essa i semi delle piante, degli animali e i Saptaṛṣi, per la futura rigenerazione del creato. Quando il Diluvio sommerse la terra, la grande arca di Manu vagava senza meta finché usando come corda Śeṣa-nāga, il Serpente cosmico, legò la nave al corno di cui disponeva l’enorme pesce Matsyu, e questi lo condusse alle pendici di un monte nel frattempo emerso dal Diluvio.

Vi ricorda qualcosa? Se siete come me di tradizione cattolica è facile ricordare il mito dell’arca di Noè.

Il Bhāgavata Purāṇa (VIII, 24) aggiunge che durante questo Diluvio, il demone Hayagrīva si impossessò dei Veda, nascondendosi in fondo all’oceano, ma Manu, con l’aiuto di Matsya, recupero i sacri testi.

Nell’iconografia hindū, Matsya viene rappresentato in forma terioantropomorfica: la parte inferiore è un pesce da cui emerge, nella parte superiore, la figura di Viṣṇu.

Matsyavatar

Lo Yoga rivelato da Shiva a Matsyendranath

 

“Una volta Parvati chiese al suo consorte, il Signore Shiva: “O il più grande degli Dei, tu indossi attorno al collo una ghirlanda di teschi umani. Puoi spiegarmi perché lo fai e a chi sono appartenuti?”. Con un sorriso, il Signore degli Yogi rispose: “Tutti appartenevano a te nelle tue vite precedenti, e li indosso perché mi ricordano dei momenti felici.”

Parvati fu molto stupita di questa risposta. Era chiaramente turbata: “Tu sei una persona senza cuore! Sono stata la tua amata compagna, vita dopo vita, e tu che sei immortale hai collezionato i miei teschi e li hai messi intorno al collo senza pietà? Questo è dunque il tuo amore!”.
Era molto arrabbiata con Shiva. Come al solito rimanendo tranquillo, il Signore degli Yogi rispose con un sorriso gentile: “Mia cara, non è colpa mia se sei morta e nata molte volte, dipende solo da te. Poiché non sei a conoscenza dell’Amar Katha (Dottrina dell’Immortalità), il tuo destino può essere solo questo. Solo chi sa può diventare immortale. L’Amar Katha è il più grande segreto e il mistero di questo mondo, il solo modo per ottenere l’immortalità”.

La dottrina dell’immortalità

Dopo che ebbe finito di parlare, Parvati esclamò: “Dovresti subito insegnarmi questo Amar Katha, così diventerò immortale come te e non morirò più.” Era furiosa come non mai.
Shiva sorrise dolcemente e disse: “Che cosa meravigliosa! Sai, Parvati, di volta in volta, nelle tue vite precedenti, hai chiesto la stessa cosa. E ogni volta che cercavo di raccontarti questo Katha (storia), poiché non stavi ascoltando con la dovuta attenzione, non hai potuto raggiungere la sua piena conoscenza. Per raggiungere l’immortalità si deve ascoltare attentamente dall’inizio fino alla fine. Tu non sei stata in grado di farlo in nessuna delle tue vite precedenti, quindi sei morta ogni volta. Se insisti, proviamoci ancora una volta. Ma per favore, ascolta con attenzione questa volta, perché per diventare libera dagli infiniti cicli di nascita e morte, devi sapere tutto il Katha, dall’inizio fino alla fine. Appartiamoci quindi in un luogo solitario dove nessuno ci possa ascoltare, perché dovremmo tenere questa conoscenza segreta a tutti gli altri.”

Il bambino che viveva nel ventre del pesce

Raggiunsero la riva del mare, dove erano completamente soli e il rumore delle onde non consentiva a nessuno di ascoltare quello che dicevano. Si sedettero comodamente e Shiva incominciò a raccontare l’Amar Katha a Parvati. Accadeva che qualche tempo prima di questo evento, in una famiglia bramina era nato un bambino, e poiché la posizione delle stelle al momento della sua nascita era molto infausta, suo padre lo aveva gettato in mare.

Il bambino non era annegato, ma era stato inghiottito da un grosso pesce e nello stomaco del pesce miracolosamente era sopravvissuto e lì dentro ancora viveva. Poco prima dell’arrivo di Shiva e Parvati, il pesce aveva raggiunto lo stesso luogo e si era fermato lì per una sosta.
Essendo ricoperto dall’acqua, era del tutto invisibile. Il bambino che viveva nel ventre del pesce, anche lui era giunto lì. Così, quando Shiva e Parvati arrivarono, anch’egli si trovava lì con loro, coperto dall’acqua e impotente. Grazie a questa situazione, si trovò ad ascoltare tutto l’Amar Katha dall’inizio fino alla fine, senza interruzione. Shiva non si accorse della sua presenza fino alla fine, e il bambino rimase per tutto il tempo ad ascoltare con attenzione.

Il sonno di Parvati

Parvati era inizialmente molto desiderosa di ascoltare. Ascoltava con grande concentrazione, ma siccome il Katha era molto lungo e la voce insieme al suono delle onde erano così monotoni, si sentì sopraffare dalla sonnolenza dopo poco tempo. Lentamente scivolò nel sonno profondo. Quando Shiva finì di raccontare, disse a Parvati: “Dunque spero che questa volta tu abbia compreso tutto correttamente”, ma lei non rispose. Allora Shiva volse lo sguardo verso Parvati e fu di nuovo sorpreso di vedere che era profondamente addormentata.

La svegliò e disse: “Ancora una volta ho recitato la storia dell’Amar Katha per te, ma come nelle tue vite precedenti, non sei stata in grado di ascoltare attentamente e hai ceduto al sonno. Ora, che cosa posso fare per te?” Parvati provava vergogna di se stessa e delusione, quindi implorava con le mani giunte: “O Mahadeva, ti prego, raccontamelo di nuovo, questa volta non dormirò”.

“Mi dispiace”, rispose Shiva “ma non posso farlo una volta di più perché tale è la legge, l’Amar Katha può essere detto alla stessa persona solo una volta nel corso di una vita. Dobbiamo aspettare la tua prossima vita, mi dispiace”. Parvati fu costretta ad accettare quello che era successo e poiché non si poteva rimediare, si mise in pace.

La percezione di Shiva

Improvvisamente Shiva sentì che qualcuno si trovava nelle vicinanze, ma inizialmente non riusciva a localizzare dove fosse. Con i suoi poteri Yogici percepiva chiaramente che qualcun altro aveva ascoltato l’Amar Katha, senza il suo permesso. “Ehi, chiunque tu sia, vieni subito davanti a me!” disse. Allora il pesce aprì la bocca e il bambino saltò fuori dall’acqua, proprio di fronte a lui. In un primo momento, Shiva si adirò alla vista questo ascoltatore non voluto: “Ed eccoti qui!”esclamò. Stava per ucciderlo con il suo tridente, perché il ragazzo aveva commesso un grave crimine ascoltando di nascosto l’Amar Katha.

Il bambino era in piedi di fronte a lui, con le mani giunte. “Chi sei e come sei arrivato qui?” Shiva chiese. Il ragazzo raccontò la sua storia, di come fosse stato inghiottito dal pesce e avesse involontariamente ascoltato il segreto che Shiva narrava a Parvati. Shiva comprese che il ragazzo era innocente e che tutto questo era accaduto contro la sua volontà. Comprese però che quel ragazzo era diventato immortale poiché aveva ascoltato l’intero Amar Katha, ed era stato iniziato alla “Dottrina dell’Immortalità”. La Devi esclamò: “Che bel bambino! Che cosa hai intenzione di fare di lui?” Shiva stava riflettendo da un po’. Poi disse: “Vedo in quello che è successo oggi un segno del destino, quindi penso che sia venuto il tempo di offrire alla gente la conoscenza dello Yoga.

L’Iniziazione di Matsyendranath

Io sono Adi Nath e lui ha ricevuto l’iniziazione da me, anche se non ero disposto a concedergliela. D’ora in poi il suo nome sarà Matsyendra Nath, poiché è diventato un Nath ed è venuto da un pesce. Fino a questo momento io ho tenuto segreta la conoscenza dello Yoga, ma ora penso che sia giunto il momento di accordarla a tutti. Lui andrà tra il popolo a diffondere la dottrina dello Yoga”.

Poi Shiva inserì i kundal (orecchini) nelle orecchie del ragazzo, come i kundal che egli stesso indossava. Ora il ragazzo era in piedi davanti a Shiva con le mani giunte: “O Nath! Sono solo un piccolo bambino indifeso. La dottrina che sono venuto a sapere è molto difficile da capire, più difficile da praticare e impossibile da insegnare agli altri. Come posso da solo svolgere questo compito? Ti prego di avere pietà di me”.

Il Grande Signore sorrise e disse: “Non ti preoccupare, figlio mio, ora non sei indifeso come prima e non sei solo, perché io sono con te. Io stesso ti assisterò nella fondazione della dottrina dello Yoga sulla terra. Ora vai e incomincia, poi io stesso mi unirò a te e ti aiuterò in questo compito; ancora di più, io diventerò tuo discepolo, per il bene dello Yoga”.

Esecuzione

Matsyasana non è una posizione per principianti ma, come in tutte le asana, ci sono varianti ed esercizi propedeutici che possono aiutare ad eseguire la posizione passo passo anche una persona “alle prime armi”.

Nel video seguente vediamo come eseguirla e sotto alcuni consigli e suggerimenti per riuscire a praticare al meglio questo Asana. Partiamo!

 

Fase 1 – Purva Anga – Entrata nella posizione

Matsyasana Entrata 1

Sdraiati sul tappetino nella posizione di Shavasana:

Unisci le gambe, solleva il busto ed appoggia gli avambracci a terra con il palmo delle mani sul tappetino, punta i talloni al suolo rivolgendo le dita dei piedi verso l’avanti.

 

Fase 2 – Pradhan Anga – Mantenimento della posizione

Matsyasana Entrata 2

 

Posizione del Pesce, Matsyasana.

Porta le mani sotto i glutei ed avvicina i gomiti, apri il petto ed inarca la schiena e la testa all’indietro e, con controllo, scivola verso il dietro, allungando passo-passo le braccia finché la testa va a toccare terra.

Mantieni questa posizione senza far crollare il peso del tuo corpo sulla testa.

Mantieni la forza sulla schiena, sulla braccia, sui glutei che spingono sulle tue mani ed anche sui talloni che ti aiutano a tenere il peso del corpo verso l’avanti ed a non farlo crollare sul collo e sulla testa che tocca si sul tappetino ma non in maniera importante.

Respira profondamente.

 

Fase 3 – Uttara Anga – Uscita dalla posizione

Matsyasana Uscita dalla posizione

 

Con controllo sciogli le braccia, raddrizza la testa e sdraiati a terra in shavasana.

Rilassa il collo ruotando la testa prima da un lato e poi dall’altro senza sollevarla dal suolo.

 

Studenti Principianti:

Matsyasana Principiante 1

Matsyasana Principianti 2

 

 

  • pugni sotto zona lombare
  • testa sollevata all’inizio ed inarcata successivamente (se non ci sono problemi di cervicale)
  • utilizzare cuscino e/o blocco

 

Studenti Intermedi:

  • utilizzare cuscino e o blocco
  • posizione completa

 

Studenti Avanzati:

  • posizione completa e varianti

 

Benefici:

  • Ottima per apparato respiratorio e tutte le sue problematiche: bronchite, asma, polmonite ecc…
  • Combatte la costipazione in generale
  • Allieva il mal di schiena
  • Calma la mente
  • Libera dallo stress
  • Rende più forti ed energici
  • Apre il torace
  • Aumenta la capacità polmonare
  • Migliora gli stati di ansia e depressione
  • Attenua i dolori mestruali
  • Allunga il muscolo ileo-psoas ed i muscoli intercostali
  • Stimola gli organi addominali
  • Rinforza i muscoli di schiena e collo
  • Aumenta la concentrazione e la resilienza
  • Regolarizza il ritmo sonno-veglia
  • Stimola la tiroide
  • Tonifica le ghiandole pituitaria e pineale
  • Riequilibra il metabolismo corporeo

Controindicazioni:

Ulcere o ernie addominali e ombelicali, gravi problemi cervicale e colonna vertebrale

 

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Archive

Raul Pilotti

Raul Pilotti Hamsa Kriyacharya

    Consiglio del Maestro:

    “Mantenete la forza sulla schiena, sulle braccia, sentite i glutei che comprimono sulle mani, usate i talloni per tenere il peso del corpo in avanti e non farlo crollare sulla testa. La testa tocca terra, si, ma il peso del corpo non va a gravare sul collo e sulla testa.”

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