GAJASANA
la posizione dell’elefante
La posizione dell’elefante, Gajasana, anche se sottovalutata è una posizione molto importante. Nella serie Siddhanath per esempio, quella che insegno e faccio praticare spesso, viene sempre eseguita alla fine delle asana per raccogliere il prana (energia vitale) smosso durante la lezione e portarlo su verso l’alto, lungo la schiena fin su alla sommità del capo.
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Mitologia di Gajasana
Ci sono molti miti e leggende legate a questo splendido animale, alcune risalgono ai tempi dei Veda, più di 5000 anni fa, ed altre sono più recenti ma non meno significative per questo mi sembra giusto raccontarvene qualcuna in questo articolo.
La leggenda dell’elefante bianco e del Buddha
Si narra che l’ultima incarnazione del Buddha, prima di diventare un uomo ed incarnarsi nel principe Siddharth, fosse quella di un elefante bianco.
La regina Maya, colei che divenne la madre di Siddharth, sognò un elefante bianco con un fiore di loto d’argento nella proboscide che, dopo aver barrito tre volte ed appoggiato la fronte sul pavimento come in una sorta d’inchino e di rispettoso saluto (pranam), entrò dolcemente nel grembo della regina.
Fu semplice predire la nascita di un grande santo o saggio ed infatti nacque colui che in seguito divenne il Buddha. Da allora gli elefanti bianchi sono considerati sacri.
La leggenda degli elefanti volanti
La leggenda narra che un grande saggio stava tenendo con i propri discepoli un satsangh (incontro spirituale) in una radura in mezzo agli alberi.
Proprio in quel momento, alcuni elefanti volanti, si dice che potessero cambiare la loro forma proprio come le nuvole, scesero a terra per riposarsi all’ombra degli alberi. Inavvertitamente durante l’atterraggio uno degli elefanti urtò un ramo di un albero che rompendosi cadde su alcuni discepoli uccidendoli.
Da quel giorno gli elefanti vennero maledetti dal saggio furibondo che li condannò ad errare sulla terra ferma senza mai più poter cambiare forma.
La leggenda della madre divina e della creazione
La leggenda più antica risale ai veda ed è legata alla madre di tutte le cose, di tutte le forme esistenti, dagli dei agli esseri viventi, Aditi “colei che è priva di vincoli”. Un giorno accadde che, mentre i suoi figli stavano modellandouna forma umana, gettarono via un pezzo di carne in eccesso da cui nacque il primo elefante. Per questo si ritiene che il pachiderma sia in possesso di saggezza, longevità e conoscenze antiche che l’umanità ha dimenticato. Perché è stato creato dalla medesima carne.
La leggenda di Ganesha, la divinità con la testa di elefante
Nel Vaivratta-purana, un testo sacro indiano, si racconta che la dea Parvati desiderava ardentemente un figlio e così si rivolse a suo marito Shiva che le consigliò, per ottenere la realizzazione del desiderio, di intraprendere un periodo di austerità, della durata di un anno. Dopo che il tapas di Parvati fu compiuto, ella udì una voce divina che le annunciava l’imminenza di una nuova nascita. Parvati corse ansiosa nelle sue stanze e trovò un bellissimo bambino dal viso luminoso come il sole del mattino. Non poteva credere ai suoi occhi: la sua gioia non conobbe confini.
Tutte le Dee e gli Dei accorsero al monte Kailash per vedere il prodigio e rendere omaggio alla divina nascita: rimasero tutti meravigliati della straordinaria bellezza del neonato. I nove pianeti (Navagraha) si recarono a visitare la coppia divina e il loro amatissimo figlio. Tutti dispensarono buoni auspici e auguri di prosperità, tranne Shani (Saturno), che non rivolse nemmeno uno sguardo al bambino, anzi, rimase tutto il tempo con il capo rivolto in direzione opposta. Quando Parvati gli chiese perché fosse così riluttante a guardare il prodigioso infante, egli rispose che, a causa della profonda gelosia di sua moglie, se egli avesse guardato il bambino con ammirazione, questi sarebbe stato distrutto all’istante.
Tuttavia Parvati, spinta dall’orgoglio di vedere suo figlio ammirato da tutti, insistette perché Sani lo guardasse. Quando Sani posò lo sguardo sul radiante viso, immediatamente la testa del bambino si separò dal corpo e fu scagliata a grande velocità nello spazio.
Il tormento di Parvati suscitò grande commozione nel cuore dei Deva e Vishnu, sentito l’accaduto, salì velocemente sul suo veicolo alato, l’aquila Garuda, e volò nel cosmo in cerca di una testa da rimpiazzare sul corpo del bambino. Si trovò sulle rive del fiume Puspabadra dove gli elefanti si abbeveravano e trovavano frescura per dormire. Scelse la testa di un elefante rivolto a nord e la sistemò immediatamente sul collo del bambino. Infuse in lui la vita e lo presentò a Parvati che fu felicissima di avere un figlio con la profonda conoscenza e la potenza di un elefante.
Simbologia di Gajasana, la posizione dell’elefante
L’elefante è dotato di profonda intelligenza e memoria prodigiosa, non a caso di una persona molto intelligente e che ricorda tutto si dice che ha la memoria di un elefante.
Le enormi orecchie rappresentano il dono di ascoltare, comprendere, capire. Con esse può sentire tutto, comprese le glorie del Signore.
La sua maestosità rappresenta l’equilibrio, la stabilità, l’equanimità, la forza. L’elefante accetta lode e biasimo in modo equanime. Quando ode qualcosa di brutto muove il corpo e si scrolla di dosso le cose indesiderate, mentre trattiene quelle buone. La sua forza rappresenta la forza interiore sul cammino spirituale.
In tutto il mondo l’elefante è un simbolo di fortuna e prosperità cosa che speriamo ci dia la pratica di Gajasana, la posizione dell’elefante.
Etimologia
Si chiama così da Gajanana uno dei tanti nomi di Sri Ganesha, il dio con la faccia di Elefante, il distruttore degli ostacoli, il signore del buon auspicio e della prosperità. Egli rappresenta il perfetto equilibrio tra Shiva e Shakty, l’energia maschile e femminile, ovvero forza e dolcezza, potenza e bellezza; simboleggia inoltre la capacità discriminativa che permette di distinguere la verità dall’illusione, il reale dall’irreale.
Questa posizione, Gajasana, dedicata al Dio Elefante ha il vantaggio di favorire una precisa consapevolezza del movimento e delle differenti condizioni di rilassamento.
Esecuzione
Si inizia assumendo una buona posizione eretta, con i piedi paralleli e separati alla stessa larghezza delle spalle o dei fianchi. Si procede lasciandosi andare verso l’avanti reggendo i gomiti rilasciando e rilassando il corpo e la schiena che si allunga da sola sfruttando la forza di gravità.
E’ importante sottolineare che i gomiti devono essere impugnati con le mani da sotto, non è una normale posizione di braccia conserte. Successivamente le braccia vengono rilasciate a terra o verso terra come se fossero la proboscide di un elefante.
Da Tadasana:
- prendere i gomiti con le mani incrociando le braccia;
- piegare il corpo in avanti e rilassare spalle, braccia, schiena, collo;
- portare il peso del corpo nella parte davanti dei piedi;
- ripetere cambiando l’incrocio delle braccia.
Nel video seguente troverete come eseguire la posizione dell’Elefante, Gajasana. E’ una posizione semplice da eseguire ma importante dal punto di vista energetico. Nelle mie lezioni la faccio sempre eseguire alla fine della serie di asana e subito prima del rilassamento finale. Rappresenta il coronamento di tutto il lavoro che abbiamo fatto precedentemente. Raccogliamo tutto il Prana che abbiamo smosso nella prima parte della lezione e lo portiamo verso l’alto.
Se sei un principiante e non hai mai eseguito la posizione o praticato yoga puoi semiflettere le gambe ed appoggiare il torace sulle cosce. Naturalmente se riesci a mantenere le gambe tese è meglio ma per qualcuno potrebbe essere doloroso e piegandole leggermente si riesce mantenere la posizione più a lungo ottenendone comunque i benefici.
Intermedi
Se già pratichi yoga gambe dritte senza appoggio del petto sul torace, posizione corretta. Se non hai dolore oppure è leggero e sopportabile si, assolutamente cerca di praticare Gajasana senza varianti.
Avanzati
Se sei un praticante avanzato non pensare che questa posizione sia facile od inutile, praticala nel modo corretto come da foto o video e poni la massima concentrazione al respiro ed al Prana che salgono insieme al tuo corpo mentre ti sollevi.
Benefici
- rilassamento ed allungamento schiena, spina dorsale, retro delle gambe
- ottimo per stimolare prana, Kundalini e Sushumna Nadi
Chakra stimolati
Sahasrara e tutti da Muladhara a Sahasrara.
Controindicazioni
Ti sconsigliamo di praticare questa asana solamente se hai gravi problemi alla zona lombare.
Raul Pilotti Master Yoga
“Se pratichi Yoga per conto tuo, esegui una serie di asana e concludi con Gajasana prima di eseguire il rilassamento finale. Ti preparerà al meglio portando la tua energia dal primo al settimo chakra”.